La mafia NON uccide solo d’estate

6 Giugno 2023 Off Di apisani

Per la giornata di Maria Ausiliatrice, la scuola ha organizzato un momento di testimonianza con Emiliano, un insegnante, nato a Corleone, comune del palermitano noto per la forte presenza mafiosa. Una testimonianza simile a quella che avevo sentito durante il pellegrinaggio a Napoli – consiglio di andarla a leggere, perché mi ha cambiato la vita (link) – ma descrivevano due realtà completamente diverse. 

Nel comune palermitano non c’era mai stato bisogno dell’uso della violenza per reprimere la mafia – l’omertà regnava sovrana all’epoca – e, per questo motivo, l’esistenza di Emiliano era stata pressocché felice. Tutto cambiò dopo l’arresto, da parte della polizia, del boss Totò Riina nel 1993 per l’accusa di aver pianificato gli attentati a Falcone e Borsellino; questo ha portato la famiglia del pluriomicida a trasferirsi a Corleone, implicando a ogni cittadino del piccolo comune una scelta: stare o meno con la mafia. 

Emiliano e la sua famiglia, a differenza di altre, scelsero la seconda opzione e il prezzo che hanno pagato è stato durissimo: infatti, nel giro di pochi mesi, la mafia uccise due cugini di Emiliano, e pianificava di ucciderla tutta per mostrare la sua forza e per far capire a tutto il resto del paese cosa succedesse a chi si metteva contro di loro. Il motivo dietro questa serie di reati, che, fortunatamente, non hanno raggiunto completamente il loro fine grazie all’arresto, da parte della polizia, del sicario assoldato per compiere questa strage, fa riflettere: un semplice “no” detto a Salvo Riina, figlio del boss, che aveva ordinato a Emiliano e al cugino di alzarsi dal tavolo del bar in cui si trovavano. 

Un fatto veramente banale, ma che, nella logica mafiosa, giustifica lo sterminio di un’intera famiglia, potandolo a vivere nel terrore, a perdere abitudini considerate normali fino al giorno prima. Questi erano i sentimenti che Emiliano provava in quel periodo, mentre stava chiuso in casa per paura di uscire ed essere ucciso quando meno se lo aspettasse. 

Allora potresti pensare: perché non è fuggito? Avrebbe evitato certamente la morte. Tuttavia, come gli disse il padre, in questo modo avrebbe ucciso di nuovo i suoi cugini, facendo sottostare la loro famiglia alla mafia e alle sue azioni. E anche con la vendetta avrebbero fatto lo stesso, dato che avrebbero seguito la logica della violenza, che ancora oggi è l’unico modo con cui la criminalità organizzata si esprime. 

Capito ciò, Emiliano è riuscito a perdonare i colpevoli di questi omicidi e ancora oggi tiene la testa alta di fronte ai nuovi esponenti della mafia corleonese, insegnando alle sue figlie a fare lo stesso; perché è a partire da questi piccoli gesti che si può contrastare questo sistema marcio, che ha vessato il nostro Paese per oltre cento anni e che lo Stato non è riuscito ancora a scardinare completamente. 

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