Musica (o arte?), m’illumino d’immenso

Musica (o arte?), m’illumino d’immenso

26 Maggio 2023 Off Di apisani

Secondo l’enciclopedia Treccani, la musica è “l’arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni […] che appartiene a tutte le epoche e a tutte le culture, mutando il proprio significato e la propria funzione e manifestandosi in una grande varietà di forme e tecniche a seconda dei periodi storici e delle aree geografiche”. In molti ritengono che essa sia alla pari delle altre arti esistenti.

Infatti, i sentimenti che la musica genera all’interno del soggetto non sono esclusivi ad essa, bensì possono essere provati anche nelle altre arti. Ad esempio, le sensazioni dell’infinito, del sublime, dello smarrimento e la solitudine riscontrabili nella canzone “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” di Lucio Battisti sono le stesse che si possono provare di fronte a uno dei capolavori dell’arte romantica, il “Viandante davanti al mare di nebbia” di Caspar David Friedrich.

Inoltre, i prodotti dell’arte sono sempre il congiunto di più parti di essa. Per comprendere al meglio ciò, si pensi all’opera lirica; essa è il risultato del “lavoro congiunto” di musica, poesia, canto, recitazione, pittura e addirittura architettura. Senza uno di questi elementi, l’opera lirica risulterà più scadente.

Teatro San Carlo, Napoli
Quartieri Spagnoli, Napoli

Ad esempio, c’è una grande differenza tra fare una rappresentazione lirica al Teatro San Carlo di Napoli rispetto a farla in una viuzza dei Quartieri Spagnoli della medesima città partenopea. Per questo, ogni elemento dell’arte è sullo stesso piano degli altri ed è indispensabile per ottenere un risultato migliore.

Ci sono, però, altre persone che ritengono che la musica sia superiore alle altre arti. Uno dei massimi pensatori che aderiscono a questa idea è il filosofo tedesco Schopenhauer. Quest’ultimo ritiene che la musica si differenzi dalle altre arti poiché non riproduce un’idea mimeticamente, poiché essa costituisce la rappresentazione della stessa volontà di vivere; la musica trascende, quindi, dal mondo fenomenico.

Ciò comporta che la musica risulti più efficace nel diminuire il dolore che l’uomo prova per via della pervenuta conoscenza della volontà di vivere conseguente allo squarcio del “velo di Maya”. Oggettivando i fenomeni che essa descrive, la musica diviene un linguaggio universale, in cui gli uomini possono ritrovare l’essenza di ciò che viene descritto dalla melodia, cosa che non capita con i semplici concetti.

Schopenhauer indica, inoltre, come la musica, nonostante utilizzi un linguaggio sconosciuto allo stesso compositore, non passibile di spiegazione, generi nell’ascoltatore la piena comprensione, spingendo la nostra mente a personificare “quel mondo di spiriti invisibile, eppur così mosso e animato” (A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione).

Schopenhauer conclude affermando che se si riuscisse in qualche modo a pervenire a una spiegazione completa e precisa nei particolari della musica, si otterrebbe una soddisfacente illustrazione del mondo.

Per quanto questa posizione possa risultare in alcune parti condivisibile, essa in realtà è fallace. Innanzitutto, è storicamente noto che la canzone derivi dalla poesia; difatti, sappiamo che già gli antichi greci cantavano i loro componimenti mentre improvvisavano una melodia con la lira. Si nota come in questo caso, a differenza di quanto dicesse Schopenhauer, è la musica ad essere subordinata alla poesia, e non il contrario.

Inoltre, la musica non può non utilizzare un linguaggio comprensibile all’uomo. Questo perché la melodia deriva dal suono, ovvero il prodotto della vibrazione di un mezzo che stimola il nostro orecchio, il quale viene poi elaborato dal nostro cervello che lo converte in quello che gli esseri viventi sentono. Se l’uomo non fosse capace di classificare le note, le unità base di un componimento, allora non esisterebbe la musica, che si trasformerebbe in un semplice rumore, con l’unica differenza che essa presenterebbe un’onda regolare.

La musica risulta, quindi, legata alla realtà, poiché per esprimersi è vincolata ai processi fisici che regolano il mondo. Non incarna, per questo motivo, tutte le caratteristiche della volontà di vivere, in quanto essa ha una causa, il cui processo è stato illustrato in precedenza, e inoltre, presenta uno scopo, che è quello di affievolire momentaneamente il dolore dell’uomo, attraverso un linguaggio comune a tutta l’umanità.

In conclusione, tutte le arti portano l’uomo a provare piacere in modo diverso a seconda del soggetto. Tuttavia, rimane indubbio che esse siano sullo stesso piano e conseguentemente, che la musica non primeggia sulle altre, bensì le migliora e viene migliorata da esse. Schopenhauer, però, su una cosa aveva ragione: senza arte, il mondo sarebbe più triste.

Immagine di copertina presa da Arteworld – Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich: Viaggio nell’Anima

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