23 maggio 2023

Il 23 maggio 2023, giornata che la scuola ha dedicato a festeggiare Maria Ausiliatrice, è anche l’anniversario della strage di Capaci, dove Giovanni Falcone, grande magistrato italiano, 31 anni fa fu ucciso dalla mafia perché ritenuto pericoloso per le sue grandi indagini contro di essa. Per questo motivo la scuola, in questa giornata importante decise di farci assistere alla testimonianza del signor Emiliano, nato e cresciuto nel paese di Corleone, e colpito da una disgrazia causata dalla mafia. 

La giornata è iniziata con il racconto della sua vita a partire da prima che la tragedia avvenisse, infatti Emiliano ci raccontò come durante gli anni ‘90 ma anche prima, nel paese di Corleone non esisteva niente che era legato alla malavita, come disse il signore “negli anni della mia gioventù, potevi lasciare la macchina con le chiavi sul cruscotto e nessuno te la toccava”. Ma, a quei tempi, nel paesino siciliano non era nemmeno riconosciuta la mafia, tant’è che nelle case si parlava dell’argomento con la parola “quello” e “questo”.
Ma il silenzio e il non riconoscimento finì quando la famiglia di Totò Riina si trasferì nel paese di Emiliano successivamente all’arresto dello stesso mafioso. La situazione cambiò principalmente dal momento in cui il figlio, Gianni Riina, girando per il paese si fermava nel bar e seppur i posti vuoti erano tanti lui aveva la costanza di provocare i ragazzi già seduti minacciandoli, facendoli alzate perché lui era il figlio di Totò Riina e se non lo avessero fatto lui e la famiglia (del ragazzo) avrebbero fatto una brutta fine.
Così iniziò la rottura del silenzio ma assieme a quello anche il dramma della famiglia di Emiliano, questo perché il ragazzo alla minaccia di Gianni, trovandosi nell’età dell’adolescenza, tipica del non aver paura, rispose di “no”. A fine febbraio la mafia uccise il cugino di Emiliano, da lui stesso trovato morto nel negozio della zia, e dopo un mese uccise anche la cugina che si trovava in macchina con il marito e il figlio per far addormentare quest’ultimo, che fu l’unico a salvarsi grazie al coraggioso gesto della mamma di fargli da scudo.

Emiliano ci ha raccontato gli avvenimenti della sua vita con gli occhi di una persona vera e pura, che in me hanno smosso sentimenti mai provati prima. Sentimenti ancora più scaturiti nel momento in cui ci ha raccontato che, dato che ora lui abita in Piemonte per questioni lavorative, quando torna nel paese di Corleone, riesce a guardare in faccia quelle persone che sa che sono mafiosi e non abbassa lo sguardo, ma soprattutto che ha perdonato la persona che ha ucciso i suoi parenti.