Viaggio a Berlino

24 Aprile 2019 Off Di Elisabetta Comin

Nell’estate del 2018 ho visitato, insieme a un’amica, tre diverse città europee: Berlino, Amsterdam e Stoccolma. Ho deciso di inserire quest’esperienza nel blog perché nel viverla credo di aver sviluppato alcune delle competenze europee elencate. In quest’articolo riassumerò due siti visitati nella città che mi ha lasciato di più0, cioè Berlino.

BERLINO

La prima tappa del mio viaggio è stata Berlino, in cui ci siamo fermate per circa tre giorni, visitando diverse attrazioni turistiche come la porta di Brandeburgo, il Checkpoint Charlie, il memoriale dedicato alla Shoah e il museo della DDR. I due siti che mi hanno colpita di più sono però l’East Side Gallery e il Museo Ebraico.

East Side Gallery

L’East Side Gallery è un tratto restante del Muro di Berlino lungo quasi un chilometro e mezzo, che si trova nell’ex Berlino est. Dopo la storica caduta del muro che divideva la Berlino Est dalla Berlino Ovest, il comune commissionò a 121 artisti di venti nazionalità diverse (tra loro anche l’italiano Romano Pinna) di realizzare 118 murali su quel tratto di Muro. L’East Side Gallery, nella mia opinione, è stata sicuramente di grande impatto dal punto di vista artistico, ma non solo. Il Muro come simbolo della separazione tra popoli, del rifiuto di accogliere persone provenienti da altri paesi entro i propri confini è un tema più che attuale. Basti pensare alla cinta muraria che si estende sul confine tra Israele e Palestina che, esattamente come questo tratto del muro di Berlino, sta attirando l’attenzione di artisti internazionali come Bansky.

 

 

Museo Ebraico  

Il Museo Ebraico di Berlino si trova nel cuore del quartiere Kreuzberg. È unico sia architettonicamente, sia come contenuti. Infatti, la struttura evoca metaforicamente l’angosciata storia del popolo ebraico dall’epoca romana ai giorni nostri. La costruzione assume la forma di una stella di David scalfita, spezzata.

All’interno del museo sono esposti diversi oggetti tra cui fotografie e libri, con l’obiettivo di far rivivere vicissitudini e ricordi di un popolo. Gli aspetti salienti della vita ebraica vengono colti nelle mille sfaccettature presenti in una cultura complessa.

Oltre ai documenti sopraccitati si aggiungono manufatti che facevano parte della vita quotidiana degli ebrei tedeschi, lettere, schermi interattivi, video, arte.

Strette e lunghe gallerie trasmettono perdita e smarrimento; intorno ad esse prendono forma spazi vuoti (come quello in foto) con l’obiettivo di spiegare l’impossibilità di colmare decenni di dolore e sofferenze.

L’opera che all’interno del museo mi ha colpita di più è dell’artista israeliano Menashe Kadishmar eprende il titolo di Shalechet, cioè Foglie cadute. L’opera si colloca in uno degli spazi vuoti del museo econsiste in una moltitudine di tondi in ferro posti a terra e  lavorati a forma di viso umano. I visitatori sono chiamati a camminare sulle facce in ferro, che rappresentano le vittime della Shoah. I passi dei visitatori spezzano il silenzio del museo con un infernale rumore metallico, sordo e cupo.

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