Assistenti sociali: chi sono realmente?

4 Aprile 2019 Off Di Elisabetta Comin

Prima parte- Introduzione

L’obiettivo dell’incontro con le assistenti sociali era quello di introdurre la figura dell’assistente sociale, discutendo dell’immagine che i media forniscono di questa professione, di come la percepiamo noi e infine di come dovrebbe essere. L’incontro è stato introdotto dalla lettura di un passo del libro “Il seggio vacante” di J.K Rowling, in cui veniva descritta la situazione di una famiglia inglese seguita dai servizi sociali; in seguito le relatrici ci hanno presentato il programma per la giornata.

Seconda parte – Lavoro di gruppo

La prima attività proposta alla classe è stato un lavoro di gruppo, il cui scopo era quello di fornire alla classe e alle relatrici la nostra immagine dell’assistente sociale, utilizzando qualsiasi tipo di metodo, dalla costruzione di una scenetta all’ideazione di una presentazione Power Point.

I cinque gruppi avevano quindi un tempo massimo di venti minuti per stilare una lista di pro e contro riguardanti l’impiego e i punti focali di ogni lavoro venivano elencati su due lavagne differenti (una per i pro e l’altra per i contro). In particolare il mio gruppo ha creato una presentazione Power Point.

I lati negativi della professione sono legati agli stereotipi mediatici associati agli assistenti sociali, all’eccessivo coinvolgimento emotivo nella situazione in cui operano, alle ipotetiche difficoltà nel districarsi nell’ambito burocratico e nell’adattare specifiche norme e codici alle situazioni trattate.

A livello più generico, invece, è emerso dai lavori di gruppo che l’immagine dell’assistente sociale è più associata al genere femminile, in molti casi si è parlato infatti di una donna ben vestita e accogliente. Per quanto riguarda gli aspetti positivi, sono stati elencate caratteristiche come la capacità d’ascolto, l’empatia, l’elasticità mentale, la professionalità e il controllo emotivo.

 

Terza parte – Com’è l’assistente sociale realmente?  

1. Capacità d’ascolto       

Successivamente le assistenti sociali hanno proiettato una presentazione Power Point, arrivando così al tema principale dell’incontro: com’è l’assistente sociale realmente?

La prima slide della presentazione riguardava un punto già discusso attraverso i lavori di gruppo, cioè quello riguardante la capacità di ascolto e di neutralità che la professione richiede. L’assistente sociale non dev’essere in alcun modo giudicante, bensì assumere un atteggiamento adatto ad ogni persona, relativamente ai suoi bisogni; chi opta per questo impiego deve inoltre fornire all’utenza un’immagine accogliente. Per dimostrare ciò è stata proposta alla classe una testimonianza di una persona seguita dai servizi sociali, che descriveva il suo rapporto con il suo assistente. La donna dichiarava di aver subito sentito di poter riporre la sua fiducia nell’assistente, trovando sollievo dalle sue angosce e dal suo malessere, telefonando immediatamente ai servizi nel momento del bisogno. L’assistente sociale le parlava in tono professionale, eppure era sentito come umano e confortante, non giudicante.

2. Aspetto mediatico

Procedendo con la presentazione, si è affrontato un aspetto più controverso della professione, ovvero l’opinione che i media, in particolare la televisione e il cinema, forniscono dei servizi sociali. La televisione, spesso e volentieri, semplifica l’operato degli assistenti e ne promuove stereotipi negativi. A questo proposito i giornali non sono da meno: vengono proposti titoli come “casa sporca, bambini portati via da casa”, non riportando le vicende nel modo corretto.

Senza contare il fatto che gli stereotipi promossi dai media hanno inevitabilmente influenzato la popolazione e ridotto il grado di fiducia che le persone riescono a porre in quest’istituzione; perciò, mentre esistono figure professionali “intoccabili” come quella del medico, l’assistente sociale si trova spesso ad essere giudicato nella propria funzione.

L’utenza si aspetta forse un servizio diverso da quello che in seguito ottiene, ad esempio nel caso di un prestito di denaro e teme che l’assistente non agisca nell’interesse delle persone che richiedono aiuto. In questa fase della conferenza è stato inoltre letto un articolo che criticava la visione comune dell’assistenza sociale, in quanto gli operatori non vengono visti in altro modo se non come “impotenti o ladri di bambini”.

3. “Tagliatore di teste”

Le slides successive introducevano invece un altro ruolo dell’assistente sociale: quello di individuare, attraverso colloqui, i soggetti da incentivare all’esodo, ergo da licenziare. Indubbiamente l’assistente sociale si trova a ricoprire una posizione per la quale è semplice essere malvisti, sia da chi viene licenziato che da chi deve effettivamente licenziare. Le assistenti sociali hanno quindi precisato che il loro compito è limitato dalle aziende, che suggeriscono loro chi aiutare a seconda dell’associazione da cui dipendono. Inoltre, all’interno di un’azienda, si ha spesso difficoltà nel gestire il denaro, in particolare le somme messe a disposizione e usate per l’assistenza dei lavoratori.

4. “Burocrate”

Le slide successive riflettevano sulla mole di lavoro che dev’esser svolto dagli assistenti a livello burocratico, che spesso li vede fagocitati da cartelle e documenti: questa visione risponde purtroppo alla realtà, in quanto il numero di richieste di assistenza, oltre ad essere ingente, è anche inversamente proporzionale al numero di operatori disponibili.

Considerazioni personali

Ad essere sincera non mi posso dire completamente soddisfatta della giornata propostaci, poiché molti dei temi trattati mi sono parsi ripetitivi e alcuni di essi erano già stati affrontati precedentemente. Nonostante ciò l’impegno e la dedizione delle relatrici era più che evidente e la classe ha indubbiamente apprezzato il tempo dedicatoci, rispettando le professioniste e cercando di trarre degli spunti interessanti dai temi proposti.

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