Visita agli stabilimenti di Armani e Valentino

11 Marzo 2019 Off Di Elisabetta Comin

RESOCONTO VISITA ALLO STABILIMENTO ARMANI

La giornata formativa è iniziata con la visita allo stabilimento GA operation di Giorgio Armani a Settimo Torinese. L’introduzione che ha preceduto l’effettiva visita si è svolta all’interno della sala riunioni, e ha visto protagonista il direttore dell’azienda Meneghello, e il responsabile del settore taglio Giorgio Soticelli. I responsabili hanno quindi introdotto la storia dell’azienda, che vede quest’ultima nascere come azienda tessile, fino ad essere di proprietà di Armani.

Attualmente lo stabilimento si occupa di produrre abiti da uomo, in particolare capospalla, per le collezioni dello stilista, e alcuni capi d’abbigliamento per la prima linea. Inoltre, seppur il brand possieda un know how esclusivo, il direttore ha sottolineato come il fattore “made out” (cioè la presenza di filiali estere) faccia parte dell’impresa Armani. Uno dei limiti più grandi del settore tessile è appunto la manifattura, perché risulta arduo sottostare alle tempistiche delle commissioni senza danneggiare la qualità del prodotto, e ciò comporta una minore elasticità nel modificare le azioni basiche di produzione dei capi. Il rischio è appunto quello di perdere l’unicità del proprio know how, diminuendo sensibilmente i costi di produzione e quindi la qualità del prodotto. Nonostante ciò Armani è stato definito molto sensibile alla questione etica che ne scaturisce; la compagnia si dimostra attenta nella scelta dei luoghi dove costruire filiali e delle modalità in cui il prodotto viene realizzato, al fine di essere sempre competitivi sul mercato.

I tempi di produzione sono comunque stati ottimizzati dalla presenza di macchinari, basti pensare che inizialmente per realizzare una giacca da uomo s’impiegavano mediamente 320 minuti, adesso ridotti a 250 con l’ausilio di apposite strumentazioni. L’ultimo tema introdotto riguardava il meccanismo di “prototipia”, ovvero  il processo di creazione di un prototipo che precede la produzione in serie dello stesso modello o l’ideazione di un altro prototipo potenzialmente più efficace.  Infine, il responsabile del settore taglio Giorgio Soticelli ha dato inizio alla visita dello stabilimento, di cui si è avuta la possibilità di osservare i settori taglio e produzione, nonostante il locale fosse piuttosto caotico a causa dei macchinari utilizzati dagli operai.

 

RESOCONTO VISITA ALLO STABILIMENTO VALENTINO

Introduzione

Ḕ iniziata così la visita allo stabilimento di Valentino, ambiente molto più fresco, colorato e giovanile, in quanto i dipendenti sono incaricati dell’ideazione di prototipi e non della produzione in massa come nella precedente azienda. I capi lavorati all’interno dell’edificio sono quindi creati soltanto secondo le indicazioni dello stilista; si contano in generale quattro uscite annuali corrispondenti alle quattro stagioni, con circa 350 modelli diversi per ogni stagione.

Ingresso nell’ufficio modelliste

Dopodiché, sotto la guida di un esperto, si è avuta la possibilità di visitare l’ufficio delle modelliste, incaricate appunto di realizzare prototipi. L’esperto ha spiegato che all’interno dell’azienda vengono create delle tele, le quali vengono inviate allo stilista per essere da lui personalmente giudicate e selezionate. A quest’operazione succede una fase di campionario, viene cioè abbinato ad ogni modello un tessuto adeguato; a questo proposito si è potuta osservare all’interno dell’ufficio una sorta di bacheca, sulla quale erano affissi documenti con capi diversi abbinati a tessuti di differenti colori.

Durante l’anno il brand ha la possibilità di presentare i propri capi in due sfilate annuali a Parigi: ciò rappresenta un’importante occa

sione per attirare eventuali acquirenti e per trarne un’idea generale su cosa produrre. Le sfilate hanno quindi uno stile esplosivo, al fine di attirare l’attenzione. Nonostante ciò l’esperto ha evidenziato il fatto che il prezzo degli abiti sia così elevato che il brand può attualmente permettersi di produrre senza vendere. Sempre a scopo produttivo e d’indirizzamento delle tendenze e dei conseguenti ordini, sono presenti delle boutique sia in Italia che all’estero. Successivamente, osservando su un manichino un capo quasi ultimato, l’esperto ha introdotto il cosiddetto proc

esso di industrializzazione, che consiste nell’adattare il vestiario alle taglie dei potenziali acquirenti. I capi, infatti, vengono in origine ideati seguendo le taglie delle modelle, e se essi vengono promossi dallo stilista devono essere adeguati alle formosità delle donne “comuni”. Il costo medio di un abito è normalmente di 3500 €. Nonostante ciò, se a richiedere un abito sono personaggi famosi come attrici o cantanti che potrebbero potenzialmente fare pubblicità al brand, vengono confezionati abiti su misura

Ingresso nella sala cucito

All’ingresso della sala cucito si è notato con grande stupore come il locale fosse quasi interamente vuoto. L’ultima sfilata si era infatti svolta nel sabato, e le operatrici avevano lavorato a ritmi molto più frenetici nelle tre settimane precedenti all’evento, talvolta prestando servizio anche la domenica. Alcune operatrici del settore cucito e del settore modellismo sono anche tenute a seguire lo stilista alla sfilata, in caso si decidesse di apportare delle ultime modifiche ai capi; lo stilista può anche decidere per un assemblaggio alternativo, per esempio adeguare un corpetto e una gonna di due abiti differenti. Le lavoratrici devono quindi essere sempre pronte a saper gestire e monitorare simili situazioni o eventu

ali imprevisti. Dopodiché l’esperto ci ha mostrato un abito finito, costellato di diamanti interamente applicati a mano, il cui prezzo è stimato intorno ai 25.000 €. Si è così conclusa anche la seconda visita allo stabilimento Valentino a Settimo Torinese, durata dalle ore 10:30 alle ore 12:00 circa.

Considerazioni personali

A questo proposito mi sento in dovere di sollevare una questione che mi ha colpita molto, seppur in maniera negativa. All’interno della sala cucito dello stabilimento Valentino ci è stato detto che alcune lavorazioni e assemblaggi vengono attuati in India; ho quindi collegato tale argomento con un documentario intitolato “The True Cost” basato sullo sfruttamento della manodopera dei paesi emergenti da parte del settore tessile mondiale. Confrontandomi sulla tematica con un compagno, la nostra discussione è stata interrotta dall’intervento di un’assistente sociale presente alla visita, che è risultato piuttosto brusco e mi ha frenata dal porgere una domanda (evidentemente scomoda) al direttore dello stabilimento. Tralasciando tale questione, la terza giornata formativa ha tradito le mie aspettative.

Mi auguravo, visti i due precedenti incontri, di addentrarmi nell’aspetto economico dei due stabilimenti e quindi di trovare un collegamento al mio indirizzo scolastico, non di osservare il processo produttivo dei capi di abbigliamento, attività che trovo più adatta ad un altro tipo di ordine scolastico. Nonostante ciò ho apprezzato di poter constatare  le differenze interne tra i due stabilimenti, che mi ha aiutata ad acquisire un’immagine più chiara del funzionamento delle aziende.

 

 

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