Visita alla mostra di Frida Kahlo

Visita alla mostra di Frida Kahlo

22 Aprile 2019 Off Di Elisabetta Comin

“Due incidenti ho avuto nella vita, uno sei tu

Nonostante questo io ti amo

Io ti amo più di ogni altra cosa, anche di me…”

                                                                                                                – Brunori Sas, “Diego e io” (clicca per ascoltare!)

Nell’aprile 2018, ho avuto la possibilità di partecipare alla mostra del museo Mudec di Milano, dedicata all’artista messicana Frida Kahlo. Nell’ultimo periodo, l’artista del primo Novecento è stata fortemente rivalutata come simbolo dell’indipendenza femminile. Gli autoritratti rigidi e dallo sguardo stoico sono diventati il simbolo di chi, come Frida, affronta il dolore fisico e interiore coraggiosamente.

Frida Kahlo inizia a dipingere quando, in seguito a un incidente che provoca gravi conseguenze alla sua salute fisica, l’artista è costretta a letto per mesi. Così, dopo aver richiesto alla sua famiglia di posizionare uno specchio sul soffitto in corrispondenza del suo letto, Frida inizia a realizzare i primi autoritratti. I suoi quadri sono espressione della sua realtà interiore, della sua relazione con l’artista Diego Rivera e del suo dolore fisico.

In quest’articolo mi piacerebbe riassumere la mostra in tre quadri che ritengo significativi, analizzandone gli aspetti simbolici e autobiografici.

 

1. “Autoritratto con collana di spine e colibrì”

Lo sguardo solenne e la figura composta dell’artista fanno da protagonisti in quest’autoritratto, realizzato da Frida Kahlo nel 1940, in seguito al divorzio con Diego Rivera. Il quadro, infatti, è una vera e propria rappresentazione pittorica e simbolica della sofferenza dell’artista. Una collana di spine ferisce il simulacro dell’artista, a simboleggiare il suo travagliato rapporto con Diego. Il colibrì, che appare spesso nei suoi quadri, è una rappresentazione della pittrice stessa, creatura inerme che, intrappolata nella collana di spine, non riesce a volare né a fuggire. Sulla sua spalla sinistra compare una scimmia ragno, cara alla tradizione messicana come simbolo del demonio. Frida e Diego possedevano diversi esemplari di scimmia ragno, quasi a sostituire i figli che purtroppo non poterono mai avere. Nell’autoritratto, la scimmietta pare incuriosita dalla collana di spine che cinge il collo di Frida, ma non è chiaro se stia cercando di liberarla dalla dolorosa presa o se, come un bambino, vi stia solo giocando. Il gatto nero alla sua destra, invece, sta puntando il colibrì, una prenda facile che rappresenta la stessa Frida. Osservando il quadro è inevitabile notare le folte sopracciglia con le quali Frida si ritrae: questo è un motivo caratteristico della sua persona reale e dei suoi autoritratti e rappresenta un chiaro rifiuto ai canoni di bellezza imposti dalla tradizione messicana. Nonostante questo, Frida dimostra di essere fiera delle sue origini messicane, sia nello stile di vita che conduce sia nei suoi quadri. In quest’autoritratto la pittrice porta i capelli acconciati a forma di infinito (simbolo del suo sempiterno amore per Diego) e ornati da farfalle.

 

2. “La colonna spezzata”         

Questo quadro fu realizzato da Frida Kahlo nel 1944, periodo in cui la sua salute fisica andava peggiorando, costringendola in ospedale per mesi. Tra le sue opere, La colonna spezzata è sicuramente tra le più emblematiche riguardo il dolore fisico che affliggeva l’artista.

Frida ritrae il proprio corpo seminudo, coperto unicamente dalle fasce del corsetto che le sorregge la schiena e da un velo bianco che le avvolge il ventre. Il corpo della giovane pittrice è segnato da un profondo squarcio, attraverso il quale si può osservare una colonna spezzata e instabile, che rappresenta la debole spina dorsale di Frida. Il suo corpo è ricoperto da chiodi e il suo viso solcato da lacrime. Nonostante questo, l’inconfondibile stoicismo presente sul viso di Frida non si piega neanche di fronte al più atroce dei dolori. Così come nel quadro precedente, in cui Frida appariva avvolta da una collana di spine, anche in questo quadro sono presenti dei rimandi alla religione cattolica: i chiodi sulla pelle e la sua figura avvolta in un sudario fanno dell’artista una sorta di martire. Infine, la landa desolata alle sue spalle sembra raffigurare un paesaggio interiore di solitudine e abbandono.

 

3. L’amoroso abbraccio dell’universo 

Quest’opera fu realizzata nel 1949 e suo tema principale è la maternità, che Frida Kahlo affronta attraverso simboli legati alla tradizione messicana e atzeca. Frida esprime il suo desiderio (mai portato a termine) di maternità raffigurandosi mentre tiene in braccio Diego. Simbolicamente Frida vuole esprimere la complessità del rapporto amoroso in cui la donna svolge anche il ruolo della madre nei confronti del suo compagno. La donna dona e alimenta la vita, mentre Diego porta sulla fronte il terzo occhio della saggezza.

Dietro ai due sposi si staglia la dea Madre della terra azteca, Cihuacoatl, scolpita nella pietra. Dietro alla statua e ai due protagonisti Frida ha dipinto la Madre Universale, che a sua volta li abbraccia e li contiene. In primo piano, sulla sinistra, è ritratto il cane di Frida,  Xolotl, che rappresenta l’omonimo guardiano del mondo dei morti, che ha preso la forma del cane per poter osservare il mondo terrestre. Sul suo dorso i morti vengono trasportati di notte nel mondo degli inferi. In questo quadro l’animale ha anche il compito di proteggere l’amore tra Frida e Diego.

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