Un incontro… singolare

Un incontro… singolare

Il 23 maggio 1992, l’intera Italia è stata scossa da un attentato di stampo mafioso presso Capaci, in Sicilia, che aveva come obiettivo il magistrato antimafia Giovanni Falcone. Oggi, 23 maggio 2023, è il 31º anniversario da questa strage e proprio in questa giornata la scuola ha proposto una testimonianza unica, anche in occasione della Festa di Maria Ausiliatrice (25 maggio). 

Quest’oggi abbiamo infatti avuto l’occasione di incontrare uno dei protagonisti della mafia o, comunque, qualcuno che fosse coinvolto direttamente con queste organizzazioni. Questo personaggio si chiama E. ed è originario di Corleone, lo stesso paese famoso per essere la “casa base” della famiglia Riina. Proprio qui ha avuto un incontro personale con la mafia. Come ha detto lui stesso, però, “non è un santo e nemmeno la sua famiglia”: suo nonno, infatti, è stato un membro della malavita sotto Riina, ma non è questo che segna il destino di una persona. Le sue esperienze e le tematiche che abbiamo toccato sono state diverse ma tutte ugualmente importanti. Quella che più mi ha colpito, però, è stata quella della paura e del coraggio ed è proprio questo ciò di cui voglio parlare oggi. 

Prima di tutto, mi piacerebbe condividere, anche se brevemente, la storia di E. . Lui, ragazzo di Corleone, ha vissuto la sua infanzia senza conoscere subito la mafia. Un giorno, arrivano i figli di Totò Riina, e uno di questi viene a contatto personalmente con lui, chiedendogli di cedere il posto, invano. Un altro episodio analogo accade poco tempo dopo, in presenza anche di lui, il cugino e altri amici. A questo punto, tutta la sua famiglia è stata presa di mira, tanto che si sono susseguiti una serie di omicidi per colpire lui e i suoi cari. 

Che cosa c’entra questa storia e perché possiamo dire che è stato coraggioso? Personalmente non conosco nessuno, uomo o donna, che sia senza paura e credo che non avercela, in qualche modo, intacchi la vera essenza di un essere umano. Temere qualcosa è più che naturale; ciò che invece differenzia un codardo da uno coraggioso e la capacità, se così possiamo dire, di saper affrontare i propri spettri, proprio come ha fatto E. . Egli stesso ha detto che ha avuto paura di uscire di casa e per molto tempo non ha osato raccontare la sua esperienza. Nonostante ciò, con il tempo finalmente ha avuto l’audacia di fronteggiare il suo passato, parlando ai ragazzi e comunicando loro che cosa ha affrontato e ricordare a tutti che cosa significa la malavita. 

Per concludere, vorrei proporre una riflessione. Oggigiorno, nonostante la mafia stia emergendo come un problema da risolvere, molte persone hanno atteggiamenti che si possono considerare “mafiosi”: l’usare la propria forza contro i deboli, violare la legge con delle piccole azioni quali saltare la fila, non pagare, etc. È davvero possibile, alla fine, eradicare queste germe che è la malavita, la noncuranza, la mancanza di rispetto degli altri e della legge, oppure siamo condannati ad un circolo vizioso?

A presto

Alice ^^

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