Route invernale 2023- Centro migranti Messi di Oulx 

Frequento il gruppo scout San Francesco-Mathi dalla quinta elementare. Lo scoutismo è diviso in diverse parti in base alla fascia d’età in cui sei.
Dalla prima alla quinta primaria si può essere inserito nel branco, in cui il gioco in natura ha un valore fondamentale per la crescita dell’individuo nel gruppo sociale in cui è inserito. Dal primo anno della secondaria di primo grado si può essere inseriti nel Reparto in cui insieme ai “repartari” si è divisi in squadriglie. Sono gruppi di 5-6 persone di cui due di loro il capo squadriglia e il vice capo squadriglia i quali hanno più anni di esperienza insegnano a chi ne ha meno a stare insieme agli altri, a stare in natura e a costruire manualmente le parti di un campo come ad esempio una Jamboree ovvero una tenda da 6 8 persone, un tavolo con assi di legno, un treppiede che serve per appoggiare utensili come posate, asciugamani, la costruzione di una toilette.
La dimensione del gioco permane e aumenta di importanza poiché unisce le diverse squadriglie.
Durante il corso del primo anno si può decidere di promettere attraverso la formula, con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio paese per aiutare gli altri in ogni circostanza e per osservare la legge scout, in una cerimonia ufficiale in cui stringi la mano ai capi e fai il simbolo con indice medio e anulare alzati e il mignolo sotto il pollice. 

Si promette inoltre di rispettare la legge scout, divisa in dieci punti che citano 

“Gli scout 

considerano loro onore meritare fiducia, 

sono leali, 

si rendono utili e aiutano gli altri, 

sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida o scout, 

sono cortesi, 

amano e rispettano la natura, 

sanno obbedire,

sorridono e cantano anche nelle difficoltà, 

sono laboriosi ed economi,

sono puri di pensieri parole e azioni”

Grazie alla legge il clima che si crea all’interno della comunità è rispettoso e raccolto e stimola una buona educazione dell’individuo all’interno del gruppo. 

Successivamente si entra a far parte del noviziato che dura circa 2 o 3 mesi in cui la capo fuoco introduce i novizi a come funziona vivere in clan, le tematiche che si trattano, i pilastri fondamentali come il fare strada (ovvero camminare in comunità facendo fatica). 

Infine si ha l’ascesa in clan in cui vivi in comunità con persone che conosci da molto tempo in cui permangono il valore del gioco. 

Inoltre vengono introdotte la route di strada, di servizio e spirituale ovvero dei periodi di 7-10 giorni svolti in estate ad agosto, in inverno a gennaio e in primavera ad aprile in cui rispettivamente si cammina, si viene inseriti in un contesto dove ci si rende utili al prossimo (come case di persone con disabilità, oratori, centri migranti) o seguire un percorso religioso solitamente nel periodo natalizio o pasquale. 

Mi è sembrato interessante raccontare la mia esperienza in route invernale 2023 in cui sono stata inserita all’interno di un centro di passaggio migranti. 

La route era di servizio quindi siamo stati inseriti in diverse realtà in cui davamo una mano a chi le abitava. 

Nei telegiornali sentivano spesso parlare di centri migranti, di numeri di persone morte in mare, di leggi che vietano lo sbarco in Italia dei migranti, di migrazione clandestina: è stato un mero astrattismo fino ad ora!


Il rifugio Messi di Oulx accoglie migranti di passaggio che percorrono la rotta Alta Val Susa.
Dopo un paio di giorni vengono inviati attraverso un pullmino verso Claviere.
Successivamente tra Claviere e Briancon ci sono 29 km in cui i migranti possono essere intercettati dalla polizia e rimandati al confine, per fortuna senza alcun tipo di violenza.

Purtroppo l’uso della violenza contro i migranti è diffuso in altri paesi Europei come l’Algeria e la Bosnia.
In quest’ultima è stato raccontato dal prof. Zito che sono presenti mine antiuomo per non far passare il confine. Inoltre i poliziotti prendono a manganellate sui piedi i migranti per non farli più camminare oppure direttamente sparano loro addosso. 

Questa realtà mi è stata raccontata anche attraverso delle immagini (per motivi di privacy, dato che sono persone minorenni quelle ritratte, non posso mostrare) da Laura, una ragazza che studia medicina che viene da Bergamo e che si occupa di smistare gli indumenti all’interno del rifugio, dividendoli in scatole per tipologie (scarponi, sciarpe, maglie di lana, giacche ecc…). Laura ha frequentato la realtà migratoria di Trieste: spesso le persone giungono con ferite da arma da fuoco o manganelli e lei li medica insieme ad altri colleghi medici. 

Come comunità scout abbiamo svolto servizio in questo luogo, al mattino appena arrivati abbiamo pulito le scale del rifugio e verso l’ora di pranzo abbiamo spostati in diversi scatoloni gli scarponcini e le scarpe da ginnastica che vengono indossate dai migranti per attraversare il confine. 

Questi indumenti vengono da numerose donazioni anche provenienti da altri paesi limitrofi a Oulx come Bardonecchia o Susa. 

Nel tardo pomeriggio prima di ripartire verso Bardonecchia la padrona del rifugio ci ha raccontato la storia del luogo. 

Il rifugio nacque poiché da Claviere a Briancon c’erano quattro pullman di linea al giorno. Dopo del tempo ne sono stati tolti due tra cui quello della sera poiché era stata scoperta un’alta affluenza di migranti che passavano il confine. 

I due pullman rimasti smisero di fare le fermate intermedie. 

Successivamente da dicembre 2021 si poteva viaggiare solo su prenotazione e mostrando il documento e chi non lo aveva come spesso succede con i migranti non potevano salire. 

Infine le fermate svolte cambiarono e percorrevano Briancon, Oulx e Modan dal passo del Frejus in modo tale da non aiutare i migranti ad attraversare il confine. 

Poi si notò una grande affluenza di migranti che cercavano di percorrere la rotta nell’estremo Occidente dal colle della scala.
Il 70-80% dei migranti riescono a passare il confine e gli altri invece venivano rimandati indietro alla frontieri e ogni sera c’erano circa 50 persone che rimaneva per strada, con bambini piccoli anche, senza cibo. 

I volontari hanno aperto prima un garage come sosta prima di continuare il cammino in modo tale da non essere visti.
L’affluenza aumenta sempre di più e Don Chiampo allora apre il sottochiesa in modo tale che potessero sostare. Purtroppo il luogo è stato sgomberato e il parroco apre e comincia a gestire il rifugio Messi. 

La fondazione Magnetto acquistò il locale e venne aperto. Date le piccole dimensioni dello spazio, all’interno vennero messi dei container all’esterno per far stare più persone. 

Oltre al rifugio Messi a Oulx c’era la casa Cantoniera che venne occupata dagli anarchici. Lì era anche una comunità in cui si svolgevano delle attività. Nel rifugio Messi invece si poteva solo sostare per la notte, ricevere vestiti e entro il giorno successivo all’arrivo dovevano ripartire per la rotta. Il rapporto tra gli operatori e i migranti tenta di essere orizzontale. Qualche volta ci sono dei migranti che si riuniscono e raccontano delle loro esperienze di respingimento. 

Chiaramente se ci sono persone o famiglie singole gravemente in difficoltà si fa il modo di aiutarle. 

Il rifugio Messi è finanziato dalla prefettura legale e ciò che viene svolto è al limite tra la legalità e l’illegalità poiché dare vestiti, sostegno medico è legale ma far oltrepassare il confine con la propria autovettura è punibile con delle multe.  

Se una persona è malata la si deve portare in Croce Rossa e capita spesso che la persona non voglia andare in ospedale per il rischio che corre andando senza documenti ma ora tendenzialmnete non ci sono delle denunce o provvedimenti legali. 

Prima invece denunciavano ed è capitato che una persona aveva i piedi assiderati e in commissariato era morto assiderato. 

Viene utilizzata un tipo di violenza psicologica in Italia invece più fisica nel resto di Europa. 

Ad esempio una volta una ragazza era stata chiusa a chiave dentro un container e il soffitto è stato compresso fino quasi a schiacciarla e lei era rimasta traumatizzata talmente tanto che non parlava più e l’hanno ricoverata in psichiatria all’ospedale Regina Margherita. 

Questa esperienza è stata molto formativa e arricchente per la mia crescita e per provare dei numeri che ci vengono trasmessi dai telegiornali. 

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