COMPITO INTERDISCIPLINARE FISICA-STORIA

Durante l’anno scolastico 2021-2022, i nostri professori di fisica e storia hanno deciso di farci svolgere un lavoro a gruppi riguardante la Prima Rivoluzione Industriale e sulle invenzioni riguardanti la fisica in quegli anni.

Abbiamo trattato tematiche e figure di spicco, quali: il luddismo, Adam Smith, il ciclo di Carnot e molti altri…

Qui trovate il nostro documento con al suo interno tutte le informazioni sul questo tema.

LA COMODITÀ A CASA TUA

Circa a inizio anno 2023, il nostro professore di informatica ci chiese di trattare il tema dell’Intelligenza Artificiale, un tema ormai discusso a livello mondiale. 

Inizialmente doveva essere solo un’introduzione all’argomento, ma poi si è trasformato in un lavoro a coppie o in singolo in cui ciascuna coppia o studente doveva liberamente esporre che cos’è la IA (intelligenza artificiale) e una sua applicazione reale. 

Lo scopo era conoscere in generale il suo funzionamento, scoprendo anche i numerosi modi con cui essa appare nella nostra vita. 

Da ciò abbiamo imparato non solo a utilizzare e cercare meglio le informazioni riguardanti un certo tema, ma soprattutto abbiamo saputo come la tecnologia d’oggi sia così sviluppata da fare parte della nostra vita 24h su 24. 

Questa è la nostra  presentazione relativa all’AI e una delle sue applicazioni, la domotica. 

Questo è il documento integrale della ricerca che io e il mio compagno Emanuele Caldaresi abbiamo redatto, in cui potete trovare tutte le informazioni sull’AI e sulla domotica.

EVENTO DEL NOVECENTO: “IL MIRACOLO ITALIANO”

Durante il quinto anno il nostro professore di storia e filosofia ci ha assegnato un compito di storia che prevedeva un elaborato su un determinato evento che ha caratterizzato il secondo novecento. 

Io e i miei compagni Eduardo e Emanuelle abbiamo optato per il “Miracolo italiano” che ha visto in quegli anni l’Italia diventare una delle potenze economiche europee.

L’elaborato poi presentato alla classe è il seguente:

LA MAFIA OGGI

Ho sempre pensato che le testimonianze a cui assistiamo e ascoltiamo non abbiano il potere di farci riflettere appieno riguardo al tema che viene proposto. 

Non dico che tutte le testimonianze siano così, ma la maggior parte a cui ho partecipato non hanno saputo prendermi in prima persona e farmi riflettere. Ma questa volta, qualcosa è cambiato. 

Emiliano, il protagonista di questa storia, con il suo modo di esprimersi e interagire con il pubblico, è riuscito a lasciare una parte di sé al pubblico, o almeno a me. Il suo racconto parte dalla sua infanzia, dal suo luogo di nascita e di crescita, Corleone, Sicilia. Qui lui racconta che la sua vita era spensierata e libera e, soprattutto, sicura. Non c’era mai un omicidio, un furto o qualcos’altro che ricordasse un reato. 

La sua vita però cambia quando da giovane incontra il figlio di Totò Riina noto boss mafioso incarcerato, Giovanni. L’episodio si svolge in un luogo aperto. Emiliano e i suoi amici sono seduti e Giovanni va da lui e gli chiede di alzarsi, utilizzando la solita minaccia dei mafiosi, cioè una minaccia alla famiglia. Emiliano, com’era giovane e senza paura, gli risponde di no e allora Giovanni, ridendo, se ne va. 

Da quel momento la sua vita e, soprattutto quella dei suoi familiari, sono in pericolo. La mafia voleva far vedere che era lei quella che comandava e ciò si concretizza in una serie di delitti contro il cugino e gli zii di Emiliano. 

Alla fine il colpevole di questi atti violenti viene incarcerato e lui riesce a salvarsi e a scappare da Corleone, grazie alla sua forza interiore ma anche alla polizia locale che lo ha aiutato. 

Lui adesso vive finalmente una vita libera e sicura, insieme alla sua famiglia, a Torino. 

È molto interessante il binomio che sorge dalla sua narrazione tra la vendetta e il perdono. Lui dice di aver perdonato Giovanni, anche se in fondo Emilio sa che lui lo avrebbe rifatto con altre famiglie, ma intanto lo perdona. La fama di vendetta è stata molto persuasiva ma Emilio non si è fatto influenzare. Lui diceva che chi si vendica con la violenza diventa come loro e lui non voleva essere come loro. 

L’insegnamento che mi porto dietro da tutto ciò è che la vita ti riserva sempre degli imprevisti ai quali bisogna far fronte e da cui non bisogna scappare, a seconda del momento e per questo bisogna viverla appieno, senza avere paura, anche quando è l’unica cosa che resta.

UN GIRO PER I CAFFÈ STORICI DI TORINO

A fine anno, quando ormai tutto era pronto alla conclusione e all’inizio dell’estate, ci siamo immersi nel centro storico di Torino, alla ricerca dei luoghi comuni dei più noti storici italiani, ovvero i bar. 

All’epoca i bar erano luoghi in cui storici o in generale la gente si riuniva per parlare e condividere pensieri ed idee relativi a vari temi, quali: la società, la vita a quel tempo, l’economia… 

Tra i tanti ambienti di Torino, ne abbiamo identificati alcuni. In totale quattro: Caffè Baratti & Milano e Caffè Mulassano, Piazza Castello, Caffè Torino e Caffè San Carlo, Piazza San Carlo e Caffè Al Bicerin dal 1763, Piazza della Consolata. 

Il primo locale in cui siamo entrati e, il più vicino a scuola, è stato Caffè Al Bicerin dal 1763, in cui io e tutta la classe, insieme ai professori, abbiamo voluto provare lo storico e celebre caffè torinese, chiamato per l’appunto “bicerin”. Al suo interno vi è la scritta: “A questo tavolo è tradizione che sedesse il conte Camillo Benso di Cavour 1810-1861 protagonista del Risorgimento e padre dell’unità d’Italia” e proprio tale scritta la si può guardare mentre si sorseggia un buon bicerin. 

Gli altri due locali in cui ci siamo recati sono stati: Caffè Baratti & Milano e Caffè Mulassano, in Piazza Castello. Qui, sotto i portici torinesi, abbiamo potuto gustare dei tramezzini tradizionali e dei tipici dolci e, soprattutto, cioccolatini torinesi. 

Infine, gli ultimi due bar che abbiamo visto da fuori, ma non al loro interno, furono: Caffè Torino e Caffè San Carlo, in Piazza San Carlo. 

In generale, questo giro per il centro storico di Torino è stato molto interessante, soprattutto per il fatto che abbiamo trattato temi scolastici in maniera diversa dal solito, ovvero fuori da scuola, a diretto contatto con i luoghi fisici dove i protagonisti della storia, società e politica italiana si riunivano e discutevano di essa. 

È stata una buona alternativa da proporre a fine anno, per rivedere in parte un pezzo del programma scolastico, in modo alternativo.

COME VISITARE L’AUSTRIA IN 3 GIORNI, PIÙ UNA TAPPA IN ITALIA

A fine anno 2021-2022, stanchi e quasi liberi per l’estate ormai vicina, ci è stato proposto un viaggio d’istruzione in Austria. Ovviamente la proposta è stata accettata senza alcun dubbio, anche perché era la prima gita ufficiale della classe. 

Il tutto è iniziato martedì 10 maggio. Partenza alle 5.30 circa del mattino per arrivare puntuali a Innsbruck, la prima città austriaca che abbiamo visitato. 

Qui, aiutati da una guida, abbiamo potuto ammirare delle peculiarità e degli edifici simbolo della città, come per esempio: il duomo di Innsbruck, la Haus der Musik, ossia la casa delle musica, un luogo di incontro tra artisti di vario genere, un enorme giardino di stile inglese che copre una buona parte della città e altre particolarità. 

Successivamente, essendo l’hotel un po’ decentrato dalla città, siamo dovuti ritornare ai pullman per arrivarci. L’hotel era semplice e nella sua semplicità offriva tutto ciò che un turista desidera: un luogo in cui riposare e stare tranquillo, sia all’interno sia all’esterno, una sala dove mangiare, una reception sempre attiva e soprattutto una camera spaziosa, compresa di terrazza. 

Per il secondo giorno invece, la nuova tappa è stata la Baviera. Infatti, siamo partiti subito con il pullman così da arrivare in tempo per un giro nella cittadina di Füssen e per vedere anche il suo castello, caratterizzato da alcune pitture murali che giocano sull’idea del muro piatto, che a prima vista non sembra per niente piatto. 

Ma non è stato l’unico castello della giornata. Nel pomeriggio ci siamo diretti verso un altro castello di nome “Neuschwanstein”. Questo castello è preceduto da una modesta camminata o eventualmente si può optare per la funivia, che conduce direttamente davanti al castello. Al suo interno non ci hanno abbinati a una guida fisica, ma ci hanno consegnato uno strumento per ascoltare l’audio-guida in italiano. All’interno non era permesso scattare foto ed è un peccato perché molte delle sale e dei dipinti conservati in questo luogo sono unici e soprattutto la vista dall’altezza del castello è un qualcosa di magnifico. La visita non è durata a lungo e quindi siamo poi ritornati ai pullman per il viaggio di ritorno verso l’hotel. 

Questa sera stessa tutti quanti ci siamo diretti a un pub perché c’era la finale di Coppa Italia tra Juventus-Inter, vinta dall’Inter 4-2 e quindi, con un bicchiere di birra in una mano e con l’altra a tenere il telefono per guardare la partita in live, abbiamo passato la serata in compagnia, anche se dopo un po’ io e alcuni miei compagni siamo tornati in hotel prima della fine della partita perché eravamo stanchi. 

L’ultimo giorno in Austria abbiamo cambiato città e ci siamo trattenuti a Salisburgo per visitarla e ovviamente entrare e vedere l’interno della fortezza alta. Le particolarità che ho potuto cogliere da questa città sono: la forte presenza di turisti, soprattutto per la storia di Mozart e della sua carriera musicale, piazze enormi e quindi grandi spazi ed edifici curati e adatti ai residenti e ai turisti, ad esempio con la presenza di fontane, statue, il ponte degli innamorati (vi lascio qui sotto una presentazione riguardante questo ponte) e le vie del centro storico di Salisburgo accoglienti e semplici per chi vuole fare shopping o semplicemente una passeggiata. 

Dalla fortezza sopraelevata, la vista sulla città era spettacolare. Si potevano ammirare dall’alto tutti gli edifici e le piazze e ovviamente anche il fiume di Salisburgo il “Salzach”. 

L’ultimo giorno della gita lo abbiamo passato metà sul pullman e metà a visitare la città italiana di Verona. Qui ci siamo soffermati solo su alcune sue tipicità, per esempio: l’Arena di Verona, che era in restaurazione, la statua e i luoghi di Dante Alighieri, scrittore italiano e autore della “Divina Commedia” e il balcone di Romeo e Giulietta.

Questa è la fine, stanchi ma felici, arrivati finalmente a Torino, ci siamo salutati e siamo tornati ciascuno dalle nostre famiglie. Fortunatamente era venerdì e perciò il giorno dopo si stava tutti a casa e non c’era scuola.

UNA GITA PIENA DI SORPRESE

Tutto è iniziato la notte prima di partire per l’ultima gita di classe, in cui non sono riuscito a prendere sonno. Era abbastanza normale in verità. Di solito la notte prima di un viaggio non riesco mai a riposarmi. Mi sono detto che andava tutto bene e che mi aspettavano ben sei ore di treno da Torino fino alla stazione di Parigi, ma non è andata così. Infatti non ero riuscito a dormire neanche un po’ sul treno. 

Arrivati a Parigi mi sentivo mentalmente stanco, ma voglioso di visitare finalmente la città. 

Appena arrivato in hotel, abbiamo posato la valigia e siamo subito usciti per vedere l’interno della Sainte Chapelle. All’inizio ci sono stati un paio di problemi tecnici, ma alla fine siamo entrati. Subito dopo, abbiamo fatto un giro della città conoscendo in parte la storia di Parigi. Dopodiché, siamo andati a cena in un locale self service. Il cibo non era il più ricercato, ma ci siamo adattati. Infine, abbiamo concluso la prima giornata ammirando il Louvre di sera. 

Il secondo giorno invece abbiamo girato un po’ per la città, visitando un altro quartiere di Parigi. Ci siamo spostati nella zona di Pigalle e Montmartre, ammirando il Moulin Rouge e la vista dall’alto su Parigi. Dopo pranzo, invece, siamo entrati al Musée d’Orsay in cui abbiamo potuto rivedere alcune opere già analizzate in classe e molte altre nuove, incontrando artisti come Courbet, Renoir, Monet, insomma i principali artisti impressionisti e realisti, ma non solo. 

Il terzo giorno è stato il più lungo e, forse, il più pesante. Al mattino abbiamo visitato i Jardin des Tuileries e successivamente siamo entrati al Louvre. E’ stata un’impresa aspettare in coda, ma alla fine siamo riusciti ad entrare. Al suo interno sono rimasto impressionato dalla vastità di opere d’arte che contiene e dalla grandezza di ciascuna di esse. Ci siamo soffermati maggiormente sulle opere analizzate precedentemente in classe, senza escludere altre e numerose opere che incrociavamo lungo la nostra quasi infinita visita (che poi era durata circa un’ora e mezza). Successivamente, dopo il pranzo, divisi in gruppi, ci siamo dati tre destinazioni differenti: un gruppo si era diretto verso il cimitero Père-Lachaise, un altro verso il quartiere de La Défense e infine l’ultimo, in cui c’ero anch’io, all’Orangerie. L’Orangerie è un museo in cui si possono ammirare dipinti stesi su lunghe strisce di parete. Al centro delle poche sale che ospitavano tali dipinti c’erano una sorta di divani che aiutavano a osservare e a concentrarsi sulle opere esposte. Scendendo di un piano, vi era una zona ristoro con bar e vi era anche sistemata un’ulteriore mostra, comprendente numerosi artisti, quali Picasso e altri anche italiani. 

Finalmente o sfortunatamente, era questa la sensazione che provavo all’alba dell’ultimo giorno: finalmente è finita, dovuto dalla stanchezza o sfortunatamente è finita, causato da un sentimento di infelicità. Ma come è consuetudine dire, tutto è bene ciò che finisce bene. Ma non era ancora finita la nostra esperienza in Francia infatti, dopo colazione, ci siamo spostati nel quartiere latino visitando anche la zona delle università e dei locali dove pranzare, sia per i turisti sia per i residenti. Qui abbiamo assistito anche a una sorta di manifestazione dei netturbini. Dopo il tempo libero e il pranzo, siamo tornati all’hotel e, prese le valigie, ci siamo diretti verso la stazione dei treni di Parigi. Saliti sul treno, ci restavano circa sei ore e saremmo tornati a casa, a Torino. 

Questa doveva essere la fine, ma purtroppo non è andata proprio così. Abbiamo avuto un ritardo di circa due ore e, in più, mi sono capitate due disgrazie: la prima, una valigia mi è caduta dal vano porta valigie su una gamba e la seconda è che l’altra gamba era tutta impregnata da un succo di dubbia provenienza che qualcuno/a mi aveva rovesciato, senza accorgermene e senza che quello/a me l’avesse fatto notare. 

Apparte tutto, è stata una gita piena di emozioni e di sentimenti positivi e negativi, ma come è giusto che sia. Mi ha fatto molto piacere vivere quest’ultima esperienza con i miei compagni di classe o, per meglio dire, amici. 

Ecco. Questa è la vera conclusione.

“A STRANGE NOVEL FOR A STRANGE PERSON”

Hey, this is an interesting article which you can read and enjoy. It’s about a story, a peculiar story but you might read it right below.

Have you ever heard about the most famous novel of R. L. Stevenson, “The strange case of Dr Jekyll and Mr Hyde”? It’s a particular novel in which science, horror and mystery are combined to create a perfect match in the story.

This novel is about a scientist, called Dr Jekyll, who wanted to do an experiment: divide the good and the evil side of a person. He experienced it first-hand and the result was firstly, the real division of the good (Dr Jekyll) and the evil side (Mr Hyde) but secondly, he understood that he couldn’t control the evil part anymore. 

At the end of the story a letter was found, left by Dr Jekyll for his friends, as the last memory of him before his death. His death was clearly linked and caused by his strange experiment. 

What you can learn thanks to this topic is to be determined about your thoughts and ideas and to fight for them, like Dr Jekyll did until his death. 

I chose this topic first of all, because it’s an interesting and peculiar novel, in fact I honestly like horror and mystery stories and secondly, for its central theme, the human being, not only for his good characteristics but also for his bad features. 

I recommend it to all the people who love this kind of stories and, in general, to everyone because it’s very fascinating and certainly not boring.

PCTO – FARM TO FORK

“Farm to fork” è il titolo di una delle attività di PCTO proposta alla nostra scuola nell’anno 2021-2022. Erano in tutto tre specialisti dell’attività e, penso, del settore a loro affidatogli, ossia della sostenibilità in campo alimentare. 

Questa attività era divisa in due parti: una parte di spiegazione e di gioco, ossia capire quali possono essere le principali e le migliori scelte per far crescere un campo di frutta o verdura e infine, una seconda parte di feedback riguardante l’attività svolta. 

Per quest’ultima parte del progetto ci siamo divisi in gruppi e mi sono dedicato alla realizzazione di un video di pochi secondi in cui una decina di noi riassumeva l’attività svolta, con i suoi pregi e insegnamenti. 

Ciò che mi è rimasto da questa esperienza è stato conoscere concretamente le spese e le giuste scelte che, nel settore agricolo, i singoli soggetti che lo abitano devono affrontare ogni giorno, tenendo conto delle variabili che si possono presentare in qualsiasi momento, quali: il tempo, lo spazio, il denaro e molte altre. 

Tutto ciò non mi è stato utile per il mio futuro perché non sono portato verso una professione che comprenda il settore agricolo, ma è sempre importante informarsi su tutto e soprattutto su temi importanti e interessanti come quest’ultimo.

PCTO – HUMAN YOUNGLE

Il primo progetto di PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) a cui ho partecipato è stato al terzo anno di liceo e si chiamava “Human Youngle”. 

Questo progetto ha come scopo sensibilizzare la condizione dei ragazzi che hanno bisogno di un feedback sulla loro vita o su alcune situazioni problematiche a cui stavano andando in contro. Tale feedback proviene da altri ragazzi della stessa età o poco più grandi/piccoli. 

Il nostro tutor di riferimento si chiamava Matteo ed era uno dei collaboratori che si occupava di questa attività, riservata maggiormente ai giovani, ma non solo. 

Nel concreto cosa dovevamo fare? Avevamo a disposizione una chat e dovevamo fornire semplicemente dei consigli a chi scriveva nella chat apposita o magari fargli compagnia. 

Dovevamo in qualche modo farli sentire meglio e sicuri di loro stessi. 

Gli orari stabiliti dai collaboratori interni erano maggiormente serali, nel tardo pomeriggio o dopo cena. 

Non tutti però svolgevano le stesse mansioni. Alcuni di noi aiutavano a pubblicizzare questa iniziativa sui vari social, maggiormente Instagram, con storie e post accattivanti, per raggiungere più giovani possibili. 

Questa attività formativa non mi è stata molto utile, anche se l’idea che degli adolescenti/giovani diano consigli ad altri giovani non mi è sembrata affatto male.

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