Olimpiadi di filosofia: fase regionale

Olimpiadi di filosofia: fase regionale

L’ultimo anno ho partecipato per la seconda volta alla fase scolastica dei Campionati di Filosofia, che consiste nel scrivere un saggio breve riguardo una traccia estratta da opere di filosofi e pensatori. Le tracce sono quattro: una in AMBITO GNOSEOLOGICO-TEORETICO, una in AMBITO POLITICO, una in AMBITO ETICO e un’ultima in AMBITO ESTETICO. Nella fase di selezione scolastica ho svolto un saggio in ambito estetico, classificandomi per la fase regionale dove invece ho argomentato sulla traccia in ambito politico. 

Viviamo in un mondo in cui le persone si trovano di fronte, affacciate su baratri geografici, linguistici e di nazionalità. Più che in ogni altra epoca del passato, tutti noi dipendiamo da persone che non abbiamo mai visto, le quali a loro volta dipendono da noi. I problemi che dobbiamo affrontare ‒ economici, ambientali, religiosi e politici ‒ sono di portata mondiale, e non hanno possibilità di essere risolti se non quando le persone, tanto distanti, si uniranno e coopereranno come non hanno mai fatto

finora.

Martha C. Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura

umanistica (2011)

Una politica internazionale unitaria

Siamo in una condizione sociale e politica sempre più invivibile; il pianeta è lacerato da guerre distruttive mentre la crisi climatica sta toccando i suoi livelli storici. Queste problematiche si portano dietro povertà e incentivano l’aumento dei flussi migratori. Come scrive Martha Nussbaum, nel saggio Non per proffitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica pubblicato nel 2011, i problemi che ci troviamo ad affrontare sono di natura mondiale e la loro risoluzione è ostacolata dalle diversità geografiche, linguistiche e culturali. Secondo la filosofa statunitense l’unica possibiltà per risolverli e l’unità e la cooperazione tra le persone.

È, dunque, opportuno chiedersi come si può rendere reale questa unità assoluta tra le persone. Il sistema più efficace sarebbe quello di creare un sistema politico internazionale unitario. Quest’ultimo rappresenterebbe un mezzo efficace per la cooperazione assaluata tra gli Stati e quindi tra le persone, intese come cittadini.

Già alla fine del XIII secolo, dopo la terribile guerra dei trent’anni, Immanuel Kant aveva parlato dell’importanza di un’unione internazionale come mezzo utile a raggiungere una condizione di pace perpetua. Il filosofo prussiano nel suo saggio Per la pace perpetua mette l’accento su quanto sarebbe stata profiqua l’esistenza di una società internazionale il cui scopo sarebbe stato mantere la pace e i buoni rapporti tra gli Stati. Il primo tentativo fu quello della Società delle Nazioni nata negli anni 20 del 900, dopo la Grande Guerra, questo speranzoso progetto però si andò ad arenare poichè non era richiesta una cessione della sovranità da parte degli Stati membri e questo la rese altamente inefficace e poco rigida (di fatto il numero degli Stati membri era sempre in evoluzione). La storia ci insegna quindi che la prima vera organizzazione internazionale funzionate sarà l’ONU nata alla fine del 1945 dopo l’orrore della Seconda Guerra Mondiale con il fine di rimediare a tutta la distruzione (anche sociale) che la guerra aveva generato.

Ad oggi sono diverse le organizzazione internazionali (come l’ONU) o savranazionali (per esempio l’Unione Europea) che sono attive nel mondo. I progetti di cooperazione internazionale che portano avanti le organizzazioni internazionali dovrebbero avere alla base degli indirizzi politici unitari (quindi riconosciuti e condivisi dalla maggioranza degli Stati mebri) e ben definiti (quindi lineari e soprattutto non contradditori). Per politica unitaria non si intende dunque una linea forzatamente condivisa, ma un insieme di idee che democraticamente vengono discusse e votate; gli Stati non devono mettere a tacere le loro idee ma devono sicuramente contribuire attivamente al bene della comunità internazionale e non al bene unico ed esclusivo della propria istituzione statale compromettendo l’equilibrio internazionale. Gli indirizzi politici per essere funzionanti e utili devono condividere istanze democratiche e volte al rispetto dei diritti umani di tutti i cittadini. II fine ultimo di questa unità sarebbe quello di rendere più abbordabili delle possibili risoluzioni ai problemi sociali, economici ed ambientali che affliggono il mondo.

Ci sono però opinioni contrastanti; secondo molti infatti l’unità politica sarebbe impossibile perché gli Stati mettono al primo posto il bene del proprio Paese e non il bene della comunità internazionale. A coloro che insinuano ciò si può rispondere dicendo che il problema sorge solo quando gli Stati agiscono esciusivamente in funzione del proprio bene mettendo in discussione la sicurezza e il bene degli altri Stati, poichè pensare a risolvere i problemi della propria nazione nel rispetto della comunità internazionale (oltre ad essere possibile) può consistere nel cotribuire al bene della comunità internazione stessa. Quindi, gli Stati in funzione del bene comune (la risoluzione di problemi che affligono tutti i Paesi del mondo) e della sicurezza internazionale dovrebbero cedere parte della loro sovranità nazionale in favore di un organizzazione internazionale. Questo sistema oltre che a favorire la risoluzioni di problematiche internazionali sarebbe più che un’ottima agevolazione anche per i singoli Stati, qualora dovessero aver bisogno di un aiuto internazionale.

In conclusione, possiamo dire che la soluzione a molti dei problemi che pervadono il nostro mondo nel XXI secolo è possibile solo grazie alla cooperazione internazionale, che può funzionare esclusivamente con la presenza di una politica unitaria e democratica internazionale; attraverso organizzazioni internazionali e sovranazionali che limitano la sovranità degli Stati membri in favore del bene del nostra pianeta e di tutti coloro che lo abitano.