LA GLOBALIZZAZIONE

La Globalizzazione è forse uno degli argomenti più dibattuti, un punto di forza della specie umana per qualcuno… una debolezza per molti altri. 

Io e Andrea abbiamo deciso di approfondire questo tema, così ampio e così dibattuto portando anche un esempio tangibile ed evidente a tutti. Ma partiamo dalla base. Da dove nasce questo termine, quali origini ha, ma soprattutto… quali effetti comporta?

Il termine globalizzazione riguarda tutti i processi decisivi nei campi economici,  tecnologici, psicologici, sociali, aziendali, militari, scientifici che avvengono ormai su scala mondiale e con un altissimo grado di interdipendenza reciproca. 

L’internazionalizzazione dell’economia, ossia l’estensione geografica dei commerci, è un fenomeno storico che risale addirittura al XVI secolo. Il fenomeno si è intensificato sempre di più ma negli ultimi decenni è esploso con l’arrivo di Internet che ha accelerato enormemente i flussi di informazione, che un tempo viaggiavano più lentamente.

(Mini video di sfondo sulla slide con mappamondo: da Italia a Francia carretto che si muove lentamente. Da Italia a Stati Uniti traghetto che si muove più velocemente e infine da italia a USA rete internet che si muove con velocità assurda!)

Se dovessimo trovare degli eventi che hanno dato la decisiva svolta nell’ultimo secolo è sicuro che la caduta del muro di Berlino e la sconfitta dell’URSS nella guerra fredda risultano i più incisivi. Nell’ultima parte del Novecento, tuttavia, il termine che più di ogni altro riassume i cambiamenti avvenuti da ogni punto di vista è globalizzazione“.

LA GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA

Un primo aspetto della globalizzazione è la dilatazione degli scambi commerciali, dovuta ai progressi nelle comunicazioni e alle politiche di liberalizzazione seguite a livello mondiale sia dai singoli stati, sia da grandi organizzazioni come il WTO (l’organizzazione mondiale del commercio).

Le politiche di liberalizzazione hanno comportato un forte abbattimento delle barriere doganali e la nascita di grandi aree di libero mercato, come quella, ad esempio, del mercato unico europeo. Naturalmente, la crescita degli scambi commerciali a livello mondiale, riguardando sia beni che servizi, ha implicato una forte omologazione dei consumi e degli stili di vita.                                          

Un effetto collaterale è il fenomeno della delocalizzazione, ovvero che molte imprese occidentali, per soddisfare l’elevata richiesta di beni e servizi e sostenere così elevate quantità di produzione hanno iniziato a trasferire le loro sedi produttive nei paesi del terzo mondo, spesso accompagnando questi trasferimenti con strategie di riduzione del personale.                                                                                  La globalizzazione ha però avuto anche l’effetto di aumentare le diseguaglianze tra i paesi del mondo, in base al loro sviluppo economico e alla capacità di gestire le risorse e la velocità della nuova economia. 

 GLI EFFETTI SVANTAGGIOSI DELLA GLOBALIZZAZIONE 

La globalizzazione ha nel contempo avvantaggiato e sfavorito alcune nazioni del mondo, creando divari e disuguaglianze soprattutto tra i paesi del Nord e del Sud. Gli Stati del Nord sono quelli con una maggiore ricchezza ed una migliore aspettativa di vita, mentre quelli del Sud hanno un elevato tasso di mortalità dovuto alla malnutrizione, alla mancanza di acqua potabile e al difficile accesso alle cure mediche. Anche i paesi del primo mondo hanno però subito delle ripercussioni negative, come la perdita del senso di comunità, le malattie da stress, la criminalità e la paura per la nuova situazione mondiale. Inoltre, esiste il problema della sovrappopolazione che ha dato vita al fenomeno dell’urbanizzazione, soprattutto nel terzo mondo. Questo eccesso di popolazione unito all’industrializzazione dovuta alla globalizzazione rappresenta una minaccia per l’ambiente e per le risorse naturali, causando cambiamenti climatici, inquinamento e riduzione delle risorse non rinnovabili.

GLI EFFETTI VANTAGGIOSI DELLA GLOBALIZZAZIONE

Chiaramente non si può solo criticare, anzi, è bene vedere anche cosa di buono ci porta in questo caso la globalizzazione. I vantaggi sono belli importanti, partendo proprio dall’aumento della produzione e diffusione delle nuove tecnologie, specie per lo scambio di beni e servizi. Ma anche per le tecnologie green, volte al miglioramento delle condizioni ambientali. Ma non solo, si incrementa la competitività economica e soprattutto dell’informazione. L’informazione che, come abbiamo già visto, riveste un 

ruolo fondamentale nella libertà dei popoli, subisce un incremento della diramazione da scala territoriale a scala globale. Ma non solo, anche lo sviluppo delle scienze. La comunicazione rapida e internazionale tra i ricercatori ha portato alle recenti rivelazioni sul Bosone di Higgs, dal Cern di Ginevra e negli anni ‘60 portò l’uomo sulla Luna. E anche lo sviluppo delle infrastrutture che devono essere adeguate agli standard mondiali e che, aprendo le porte al mondo, aprono anche le porte al commercio, che porta al beneficio ad esempio economico delle Nazioni. A genova, per capirci, è in progetto la creazione della diga foranea di Genova, che avanzerà la posizione degli enormi frangiflutti ampliando così il canale d’ingresso al porto di Genova alle navi mercantili tra le più grandi del mondo, mai arrivate in Italia, facendo di Genova il principale porto del Mediterraneo e uno dei maggiori dell’Atlantico. Stesso scopo lo persegue il secondo Canale di Panama, attualmente in costruzione. 

Parte Automotive (Andrea)

L’AUTOMOTIVE

Io e Gabriele ci siamo ritrovati a discutere su un argomento in cui si potesse verificare la presenza della globalizzazione; abbiamo pensato ai film, alle maglie sportive, ma alla fine abbiamo optato, per la mia gioia, anzi nostra, per l’automotive.

Per farvi capire quanto questi due temi siano collegati, vorrei partire da un giochino. Vedete queste auto? Una è la Mazda Mx-5, mentre l’altra è una Fiat 124 Spider; notate qualche somiglianza? Beh, in realtà sono la stessa esatta macchina. Volete un esempio più lampante? Qui avete la Scion FR-S, la Toyota GT86 e la Subaru BRZ. Stessa auto, marchio diverso.

Da questi esempi si capisce come il mercato dell’automotive sia globalizzato, sia per la costruzione delle auto, dato che alcuni pezzi o addirittura intere scocche vengono vendute da case automobilistiche o da aziende terze, come la Magneti Marelli; ma anche la loro commercializzazione: nella top 10 delle auto più vendute sul territorio italiano, ben 7 sono prodotte da case nate in paesi stranieri.

Specifico ciò perché, oramai, il mondo delle macchine è controllato da grandi gruppi automobilistici; facciamo sempre un giochino, da cui escludiamo Alessandro perché sa già tutto. Ditemi la prima marca di auto e vi dirò se è indipendente o meno. [momento gioco]

Qui potete vedere una mappa che riassume come poche aziende controllino tutto il mercato dell’automobile, con il gruppo Toyota che da due anni a questa parte ha scalzato dalla vetta Volkswagen con 10,4 milioni di auto vendute nel 2021.

Questo fatto potrebbe passare inosservato, ma in realtà implica un fatto che potrebbe nuocere noi consumatori. Quello che abbiamo di fronte è un oligopolio, ovvero una  situazione di mercato caratterizzata dalla presenza di un numero limitato di venditori. Essendo, quindi, in pochi ci sarebbe la possibilità di creare un cartello, ovvero un accordo segreto allo scopo di fissare i prezzi, limitare la produzione, ripartirsi i mercati o la clientela; ciò potrebbe essersi già verificato, visto che i prezzi di listino sono aumentati sensibilmente nell’ultimo periodo.

Vi porto un esempio personale: a ottobre io e la mia famiglia abbiamo ordinato la macchina nuova, una Dacia Duster, macchina nota per la sua semplicità e il suo costo ridotto; da ottobre a questo febbraio il prezzo è lievitato di ben 700€, che sono molti su una macchina che in media costa sui 20’000€. Ciò si potrebbe ricondurre anche alla recente crisi delle materie prime, ma non è da escludere che sia accaduto per quanto ho detto in precedenza.

Questo potere, inoltre, potrebbe essere anche usato per influenzare la politica. È recente la notizia del dietrofront da parte del Consiglio dell’UE, che ha rinviato a data da destinarsi la decisione riguardo la scelta di fermare la vendita delle auto con motori a benzina e diesel a partire dal 2035, nonostante la mozione fosse già stata approvata nell’Europarlamento. 

Alle già contrarie Polonia e Bulgaria, si è aggiunta anche l’Italia, con la Germania che ha mostrato delle riserve a riguardo, paesi dove sono molto influenti gli interessi di Stellantis e Volkswagen Group. Ma anche questa non è una cosa certa.

Gli effetti della globalizzazione non si notano solamente a livello economico, ma anche di design delle stesse automobili. Si è creata anche in questo caso, come vi ho mostrato all’inizio, un’omologazione riguardo le linee delle automobili, differenziate solo per la nuova idea di brand identity che le aziende stanno portando avanti: nomi scritti per intero sulla parte posteriore delle auto. E i tentativi che si discostamento dai design tradizionali o hanno un grande successo (Mercedes 300 SL Gullwing) oppure…beh, le immagini parlano da sole (Plymouth Prowler). 

Caso fuori dal coro è quello delle cubo-macchine, che sono una tipologia di auto presenti solo nei paesi asiatici, e in particolare in Giappone. Queste auto dal design squadrato non hanno spopolato al di fuori del continente asiatico , con qualche tentativo fallimentare provato da aziende come la Nissan con la Cube(e forse è un bene per i nostri occhi). Esse, però, sono spopolate come ho detto nel paese nipponico e il motivo è semplice: lo spazio. Infatti, nelle metropoli come Tokyo con una popolazione superiore ai 13,5 milioni di abitanti non ci sono molti spazi di parcheggio pubblico, come anche i garage privati. Per questo, i disegnatori hanno riconosciuto che la forma che meglio si presta a sfruttare tutto lo spazio disponibile in un’auto e per parcheggiare sia quella di un parallelepipedo, o meglio di una scatola, dato che si può usare tutto lo spazio fino agli angoli, e basta spingere il tetto un po’ più in alto per aprire nuovi volumi.

Per concludere, vorrei evidenziare che la globalizzazione ha colpito l’automotive anche in positivo. Senza di esso oggi non vedremmo circolare per le nostre strade auto come le Mustang, le Tesla o le Porsche. Inoltre, proprio grazie alla competizione di cui parlava prima Gabriele, noi appassionati abbiamo potuto vedere fuori e dentro le piste leggendarie, come quella tra la Ferrari e McLaren in F1 o quella fra la stessa casa del cavallino rampante e la Ford nel campo della 24h di Le Mans, su cui c’è un bellissimo film che appassiona anche a chi di auto non gliene frega nulla. 

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