Il portiere. Il protagonista silenzioso delle partite. Su di sé ha il peso di dover decidere una partita, un campionato intero. Basta una sola parata per cambiare la storia di uno sport, basta un solo errore per fare lo stesso. Quanti errori fanno gli attaccanti in ogni partita? Quanti passaggi sbagliano, quanti tiri, quanti colpi di testa non vanno a segno? E il portiere? Quante volte può permettersi un errore? La risposta è immediata e non può cambiare: NESSUNO
All’età di 14 anni ho iniziato a giocare proprio in questo ruolo, innamorato delle gesta sportive dei grandi portieri, come Gianluigi Buffon, Samir Handanovic, Manuel Neuer, Marc-André Ter Stegen, Iker Casillas, Keylor Navas, David De Gea!!
Non aspiravo a loro e sapevo che prima o poi avrei lasciato, però avevo un obbiettivo. Volevo provare quella sensazione di volare a mezzaria, la sensazione di poter sfidare la gravità, di poter decidere il corso di una partita, di essere l’ultima speranza della squadra quando ormai il gol era quasi certo, di poter lottare con i miei compagni. Alla fine, questa sensazione l’ho provata. Le ho provate tutte, anche se in sole poche partite. Poi spinto anche da un infortunio rognoso… ho smesso di giocare.
Ma pochi mesi fa mi è stata fatta una proposta. Mi è stato chiesto di allenare i giovani portieri del mio oratorio, Valdocco. Era una buona occasione per dare finalmente in senso a ciò che avevo imparato.
Così ho accettato, senza pensarci su due volte.
Ho imparato una cosa nuova allenando questi ragazzi: ognuno ha una propria forza, e sta a chi gli sta intorno sfruttarla al meglio, farla fruttare, per il bene del singolo e di tutta la squadra intera. Ogni volta che li allenavo li studiavo, guardavo in cosa eccellevano, in cosa faticavano. Ognuno aveva la propria forza e stava a me metterla a frutto, ma anche riempire le lacune che avevano. Questa è stata forse la parte più difficile. Ciò che mi limito a fare quando alleno è dar loro ciò che è stato dato a me, anche perché di più non sono in grado di fare, poiché non ho ancora nessun brevetto.
Ma la prima cosa da fare è stata guadagnarsi la fiducia dei ragazzi. È vero, non era necessario, in figura di allenatore avrebbero comunque fatto ciò che chiedevo loro, ma la domanda da farsi è: come lo avrebbero fatto? Se riesci a guadagnarti la posizione, basata sulla fiducia, sul rispetto, allora ciò che chiedi sarà fatto al meglio. Questo è quello che credo.
È stata una lunghissima stagione ma c’è da dire che alla fine… sono più che soddisfatto di ciò che i miei ragazzi sono riusciti a fare e la mia fierezza più grande è che due di loro la prossima stagione giocheranno titolari in un’altra squadra, ben meglio piazzata rispetto alla nostra, con la concreta possibilità di affacciarsi ad un pubblico decisamente più ampio, e ad una, benché remota, possibilità di fare strada nel mondo dello sport. Diciamo che indicativamente un portiere ogni 10.000 riesce ad arrivare in Serie A, ma l’inizio della scalata non è negato a nessuno, ma tutto sta a come si inizia a scalare e quel compito spetta a noi, spetta chi allena, e ora posso dire che devo un grazie enorme, unico a chi per prima cosa… ha allenato me. Grazie Igor!!

    PAGE TOP