Stellantis, il 29o gruppo al mondo per fatturato, 5o nel settore automobilistico. Coinvolge l’Italia, la Germania e gli Stati Uniti. Giusto per dare un’idea dell’eccitazione che ci ha travolti in classe quando ci è stato riferito che le nostre ore di PCTO le avremmo trascorse con due dirigenti della Stellantis, o meglio, due ex dirigenti che hanno trascorso la vita con il gruppo FIAT. Ora di cosa si occupano? Si occupano di portare il loro lavoro ai più giovani, nelle classi, aiutando i ragazzi che vogliono intraprendere la loro stessa strada, e in un liceo economico-sociale… statisticamente la maggior parte degli alunni intraprenderà una carriera aziendale.
Già dal primo incontro abbiamo iniziato senza freni. Dopo averci presentato il mondo in cui hanno vissuto e vivono tutt’ora. Forse la parte più complessa non è tanto il calcolo del bilancio, alla fine sono sempre le stesse formule, ma ciò che ho capito è quanto sia importante essere creativi e quanto difficile essere precisi. Parlando di precisione parlo di un po’ di ambiti, a partire da cosa si vuole produrre. LA valutazione della concorrenza e delle proprie possibilità in base al budget, in base ai mezzi ecc. Ma anche la precisione nell’individuare il target migliore e di individuare soprattutto quali sono i bisogni e i gusti del suddetto target. Per metterci alla prova, ma soprattutto per comprendere davvero a fondo questo mondo, abbiamo deciso di simulare l’apertura di una Startup, ossia un’impresa innovativa, in grado di crescere velocemente e capace di stravolgere il proprio mercato di riferimento.
Come classe abbiamo deciso di non presentarne uno unico, ma di metterci alla prova l’uno con l’altro, facendo gruppi separati e lavorando ogni gruppo al suo progetto. In effetti era più complesso, ma il risultato è stato meraviglioso!
A lavorare con me erano presenti Alessandro Lee, Alessandra de Meo e Vittorio Taliano. Abbiamo lavorato proprio bene, con determinazione, impegno e soprattutto come squadra, cosa che raramente capitava in classe da noi.
Molti altri gruppi hanno chiesto un aiuto esterno, cosa che non critico assolutamente, mentre noi abbiamo scelto di tentare di lavorare con le nostre uniche forze e capacità, benché limitate in questo campo.
L’idea di base che abbiamo partorito è che la nostra impresa avrebbe avuto un’impronta ecosostenibile per quanto possibile, basata sul riciclo e sul basso impatto ambientale, in quanto era anche il tema guida dello stesso anno scolastico.
Scegliere il target è stato un po’ più complesso ma abbiamo alla fine scelto i giovani, della nostra età, poco più o poco meno. L’idea era rendere più accessibile un prodotto solitamente abbastanza costoso, ossia capi d’abbigliamento creati con tessuti riciclati. La sede sarebbe stata chiaramente qua a Torino, lungo via Garibaldi, la più battuta dai giovani.  Nel locale il cliente non avrebbe trovato solo vestiti riciclati ma anche la possibilità di personalizzazione a proprio piacimento.
Avevamo individuato come fornitori un’impresa di Prato, Toscana, specializzata proprio in questo ambito. Abbiamo scelto Prato in quanto ci eravamo messi come obbligo il fatto che i prodotti fossero italiani, in modo da abbattere i costi di trasporto e spedizione ma soprattutto per eliminare le grandi emissioni di Co2, grande problema di questo mondo.
Per lavorarci su i professori a turno ci lasciavano delle ore di lezione oppure ci trovavamo di pomeriggio per un paio d’ore.
Alla fine del progetto era necessario elaborare una presentazione, fondamentale per ottenere consenso e nella realtà… anche dei finanziamenti.
Abbiamo tentato quindi di differenziarci un po’ dagli altri gruppi. Io durante la pandemia, per necessità, ho imparato le basi del “videomaking” e dunque, sfruttando questo vantaggio abbiamo deciso di montare un video dove noi stessi presentavamo le basi del nostro progetto, che alla fine abbiamo chiamato CustoMaterials, un nome composto dal termine ‘customizare’, ossia personalizzare e ‘Materials’, in quanto l’innovazione era data dai materiali riciclati e prodotti in Italia, a Prato per l’appunto.
Il giorno della presentazione eravamo tutti meravigliati del lavoro che ogni gruppo aveva fatto. A non solo noi, anche i nostri professori e i due dirigenti erano rimasti colpiti. Grande impegno, grande costanza, fantasia e creatività e anche un po’ di divertimento avevano caratterizzato questi nostri progetti. È stata un’esperienza che sicuro ha aiutato chi di noi aveva e ha l’obbiettivo di intraprendere una strada nel mondo dell’economia e delle imprese, ma non solo, anche chi invece aveva bisogno di farsi un’idea su questo particolare ambito lavorativo, per cercare di scegliere al meglio il percorso da seguire nella vita.
Per quanto riguarda me so con certezza di aver lavorato bene, di essermi divertito, e non ostante ciò ho sviluppato ancor di più due certezze: la capacità di lavorare di squadra ma anche il fatto che questo mondo è ben lontano dalla strada che vorrei intraprendere io, ossia la strada della Marina Militare, un mondo completamente a parte.

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