La testimonianza di E.

12 June 2023 Off By amao

In memoria della strage di Cipresso di stampo mafioso avvenuta il 23 maggio del 1992, è venuto un uomo che ha vissuto in prima persona con la sua famiglia le prepotenze subite dai capi mafiosi a Corleone, nel suo paese natale.  

Emiliano racconta che un tempo nel suo paesino, non c’erano né crimini né violenze, ma un giorno questa pace venne rotta dall’arrivo della famiglia di Toto Riina. 

I figli dei del capo mafioso iniziavano a minacciare i corleonesi, se non portavano rispetto ad essi. Ad esempio se ti veniva chiesto di alzarti dal tuo posto a sedere, tu dovevi farlo se tu e la tua famiglia non voleva subire violenze. 

Un giorno il cugino di E., G. si rifiutò di cedere il proprio posto al figlio di Riina e come conseguenza gli spettò la morte con 5 colpi di pistola sulla schiena. Successivamente, la sorella e il cognato della vittima subirono la stessa sorte. 

Da questo momento in poi, la paura e l’omertà regnavano sovrane a Corleone. 

Tutti i cittadini del paesino, per evitare una brutta fine, iniziarono a evitare i rapporti con le persone che erano imparentati, o solamente amici, delle vittime (ad esempio Emiliano) e incominciarono a “rispettare” la famiglia Riina. 

Questo rispetto non è il senso puro del termine, quindi la reciprocità costruita attraverso un affetto sincero, ma i mafiosi intimano con la forza e la minaccia per ottenere ciò che desiderano, causando la paura nelle persone di non poter più rivedere il sole.

A mio parere, la mafia non è incompatibile, tutti noi dovremmo insegnare ai più giovani il significato della giustizia e raccontare le storie di uomini che hanno combattuto per ottenere un mondo migliore, come Falcone, Paolo Borsellino o Don Pino. Così che da ricevere una una spinta per metterci in gioco per dare il nostro contributo, iniziando a dire di ”no” a ciò che non è giusto.

Follow me!