La giornata della memoria è una ricorrenza internazionale che si celebra il 27 gennaio di ogni anno, giorno in cui, nel 1945, le truppe dell’Unione Sovietica liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

In questo giorno si ricordano tutte le vittime dell’Olocausto, coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei e tutti i deportati italiani nella Germania nazista. 

Anche la nostra scuola ha sempre partecipato a questa giornata, aderendo a varie attività proposte per le scuole.

Nel 2016 abbiamo partecipato ad una fiaccolata che partiva da Porta Nuova per arrivare al Carcere Le Nuove di Torino. Nonostante fosse di giorno è stato significativo vedere ragazzi di più scuole e cittadini riunitisi per camminare in memoria delle tante vittime, con in mano candele e fiaccole ad illuminare la città grigia.

Sebbene fossimo tutti studenti molto giovani, si riusciva a percepire l’importanza di quel momento e il clima di serietà mi colpì molto.

Arrivati al carcere un anziano signore ci ha guidato per il luogo, mostrandoci le celle dove uomini comuni soffrirono per l’affermazione dell’Italia democratica e libera dai nazifascisti.

Estremamente interessante e toccante fu camminare per il corridoio su cui affacciavano le camere dei prigionieri. In alcune di esse erano stati posti dei mini schermi che riportavano alcune lettere dei carcerati alle proprie madri, alle proprie amate o a parenti e amici. Tra queste molte erano quelle dei condannati a morte che salutavano per l’ultima volta i loro cari. Per tutta la stanza, durante la lettura di tali estratti, calò il silenzio assoluto. Nessuno osava parlare nemmeno per fare commenti, per portare rispetto a quegli sconosciuti e anche per l’intensità di quel momento che non necessitava parole.

Dopo ciò tutti gli studenti sono stati invitati ad accendere un lumino per porlo al fondo del corridoio. Facendo ciò era inevitabile dedicare un pensiero a questi uomini comuni che hanno lottato e sofferto per l’Italia libera.

L’anno successivo abbiamo di nuovo svolto un’attività al Carcere. Abbiamo conosciuto Yuri, un ragazzo che lavorava nelle carceri minorili, e ci ha raccontato tale esperienza. Abbiamo ascoltato la sua testimonianza riguardo al progetto educativo delle carceri per rieducare i ragazzi, aprendo loro aspettative future di vita migliori. Inoltre ha parlato delle difficoltà più o meno gravi che si possono incontrare nel cercare di creare un rapporto solido con tali ragazzi, ottenendo la loro fiducia. Ha abbattuto tutta una serie di stereotipi che colpiscono questi giovani; infatti spesso si pensa che siano delinquenti perduti già in giovane età e non più recuperabili. Yuri invece ci ha riportato esempi concreti delle loro debolezze interiori, spiegandoci che molti hanno situazioni familiari, economiche o altro molto difficili alle loro spalle.

Ciò che mi ha colpito maggiormente è stato l’esempio di un ragazzo che agli occhi dei suoi compagni di cella tentava di mostrarsi sempre forte e senza paure.

I.P.M. Ferrante Aporti, Torino

Tuttavia una sera Yuri, mentre tutti già dormivano, lo ha visto piangere abbracciando dei vestiti puliti portati da poco dalla sua famiglia, annusando quell’odore di pulito che per lui significava casa. Ciò mi ha fatto capire la sofferenza di questi ragazzi, che spesso devono vivere in situazioni più grandi di loro. Ecco perché è necessaria gente come Yuri, che li educhi, che faccia capire loro gli errori commessi, aiutandoli a rialzarsi e ad inserirsi nuovamente nella società dando delle possibilità concrete per il futuro a venire.

Queste giornate sono state altamente formative per tutti quanti noi, facendoci capire che non esistiamo solo come individui, ma facciamo parte di una cultura, di una tradizione con una storia che è importante ricordare.

 

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