Proprio la sera prima della testimonianza, ascoltata a scuola sulla mafia, mia mamma mi ha raccontato la storia di mio nonno. Nonno ha vissuto in Sicilia quando era piccolo ed è scappato da lì per la mafia. Infatti, suo papà lo aveva messo su un treno con direzione Torino perché aveva paura che la mafia potesse prenderlo e costringerlo a lavorare per sé. Mia mamma mi ha raccontato la storia che è nata con una mia curiosità visto che anche uno dei miei più cari amici è venuto a Torino per non avere a che fare con la mafia.
La testimonianza di Emiliano calzava dunque a pennello! Ho trovato che sia stata la testimonianza più significativa a cui ho assistito sulla mafia. Molto spesso vengono elencati i dolori e le azioni cattive che la mafia compie, senza legarle a sentimenti o a persone viene raccontata così: doveva succedere ed è successo. Emilio ha dimostrato con le sue parole che non serve a niente rispondere ai cattivi con la violenza. Lui li ha perdonati! Non si è fatto accecare dal senso di odio e violenza che provava (o che prova ancora ogni tanto), anzi si è dimostrato superiore a loro e non è mai caduto nella violenza.
Le sue parole, la sua vita sono una dimostrazione che si può cambiare nonostante la mafia. Lui è nato in Sicilia, a Corleone, e lì ha vissuto la sua vita finché non ha deciso di trasferirsi a Torino. Suo cugino e i suoi zii sono morti per mano della mafia, perché lui si era “inimicato” il figlio di Totò Riina, Giovanni. Infatti, dopo l’arresto del boss mafioso, in città era arrivata la moglie con i figli. Fin da subito i figli si imposero sugli altri, incutendo paura e ansia ai compaesani che non erano abituati a tutto questo. Quando dico che si è inimicato Giovanni è solo perché ha avuto il coraggio, durante un momento in cui si stava imponendo per sedersi al suo posto, di dire di “no”. Tutti avevano paura di dire di “no” al figlio del boss, avevano paura delle conseguenze, solo poche persone hanno reagito diversamente.
Ovviamente ne pagò le conseguenze: la morte di alcuni famigliari, la paura di uscire e la solitudine, visto che nessuno voleva più stargli vicino, perché si poteva morire. Però si è sempre rialzato senza mai abbassare lo sguardo davanti a loro. Non ha fatto vincere la mafia, anzi l’ha guardata negli occhi e l’ha perdonata.