Una metafora romantica

19 June 2023 Off By fmanzon

Quando cadi dalla bici senti lo stesso dolore che provi quando un amore finisce? È situato nello
stesso posto? Quella sensazione dilaniante che sembra provenire dal cuore ha veramente sede lì o
è solo una metafora romantica?
Per i fisicalisti no, ogni cosa che accade nella nostra mente può essere espressa in termini di stati
fisici.
È quasi rassicurante sapere che nel nostro cervello ci sia una sede per il dolore, che magari con il
tempo e le innovazioni si può imparare a inibire per smettere di provare tutte quelle cose
che ci fanno soffrire.


Purtroppo o per fortuna i fisicalisti non avevano del tutto ragione e nel nostro cervello non funziona
proprio così, infatti alcuni teorici hanno sviluppato questo pensiero arrivando alla conclusione che il
dolore oltre a essere fisico ha una componente esperienziale e soggettiva. è composto anche da una
parte di esperienza. Ed è solo grazie a essa se riusciamo a identificarlo.
Per citare Charlie Chaplin: “cadi sette volte e rialzati otto”: le sette volte in cui sei caduto ti sono
servite per avere esperienze del dolore, che una volta identificato ti permette di rialzarti e di
affrontarlo l’ottava volta.
Da una interpretazione più filosofica ci sono le riflessioni di T. Nagel, l’autore di “una
brevissima introduzione alla filosofia”, che esplicita questo pensiero attraverso l’esempio del
cioccolato.
Una volta addentata una barretta di cioccolato nel tuo cervello avvengono una serie di mutamenti
chimici, a partire dalle papille gustative fino a quando gli impulsi raggiungono il cervello e
producono ulteriori mutamenti fisici. Questo può essere identificato solo come un evento fisico? Se
uno scienziato guardasse nel tuo cervello vedrebbe il gusto di cioccolato? Secondo Nagel tutto ciò
che scoprirebbe sarebbero complicati processi fisici ma non troverebbe il gusto di cioccolato, questo
perché l’esperienza di questo è racchiusa nella tua mente, diventando inosservabile da parte di
chiunque altro. Concludendo, il filosofo sostiene che l’esperienza non può essere solo fisica, ma
ci deve essere in te qualcosa in più del tuo corpo.
Questa visione un po’ romantica, sarebbe piaciuta molto ai poeti e agli autori, moderni e antichi,
che hanno speso anni di vita a decantare con allegorie, metafore e similitudini le diverse
sfaccettature della nostra anima.
I neuroscienziati però come intuibile dal nome non sono solo umanisti e filosofi che basandosi su
ragionamenti astratti pensano in grande, ma sono anche scienziati, matematici e fisici che, forse per
necessità, hanno dovuto spezzare una lancia a favore del fisicalismo, infatti viene formulata la teoria
della sopravvenienza che sostiene che tra il fisico e il mentale ci sia una relazione gerarchica; le
proprietà mentali, infatti, dipendono da quelle fisiche senza però lasciarsi ridurre completamente a
tali stati materiali. Rimangono due livelli diversi, ma un cambiamento mentale ne richiede uno
fisico.
Ci sono ancora tanti interrogativi nel mondo della neuroscienza ma tra una metafora e una funzione
si avvicinano sempre di più alle risposte.